All’Assessore
a Sanità, Servizi sociali, Programmazione socio-sanitaria
Dott.ssa Manuela Lanzarin
e p.c.
Al Dott.
Tommaso Maniscalco
Direttore
del Dipartimento di Salute Mentale AULSS7 Pedemontana
Referente
Area Salute Mentale Sanità Penitenziaria Regione Veneto
Coordinatore Gruppo Interregionale Salute Mentale
Conferenza Stato Regioni
Loro
sedi
Oggetto:
Conferenza Regionale sulla Salute Mentale, novembre 2022-giugno 2023
Gentile Assessore,
A pochi giorni dalla conclusione della Conferenza Regionale sulla Salute
Mentale, l’AITSaM invita a una riflessione sugli intenti che hanno spinto la
Regione a organizzarla e sui suoi esiti.
La Conferenza si proponeva di dare voce e prestare ascolto a tutti i
portatori di interesse, dagli operatori sanitari al mondo dell’associazionismo,
della cooperazione e dei movimenti espressione della cittadinanza attiva, ai
fini della stesura del prossimo Progetto Obiettivo Salute Mentale della Regione
Veneto. Soci dell’AITSaM, coerentemente con i principi che guidano da sempre l’Associazione
nei rapporti con le istituzioni, hanno partecipato ai lavori dando il proprio
contributo a molti dei documenti finali. Altrettanto era avvenuto in occasione della
Conferenza organizzata nel 2008 dalla Regione, la cui disponibilità alla
consultazione degli operatori sanitari e dei cittadini, singolarmente oppure
organizzati in tutte le forme associative, apprezziamo e siamo in grado di
testimoniare.
La nostra Associazione è stata costituita da familiari di persone con
disturbi psichiatrici, che ancora rappresentano la maggioranza dei soci:
sappiamo quanto sia importante l’alleanza terapeutica tra operatori, pazienti e
caregivers ai fini di un efficace intervento di cura. Da quarant’anni siamo in
grado di valutare l’offerta dei servizi psichiatrici della Regione basandoci
non solo sull’esperienza diretta ma anche sull’analisi di dati di fatto
incontestabili. Abbiamo sempre fatto sentire la nostra voce sulle carenze da
noi rilevate, sulle discrepanze tra il contenuto delle deliberazioni regionali
in materia e la realtà da noi sperimentata.
I Progetti Obiettivi sono la cornice di riferimento in cui inquadrare le
deliberazioni e per questo ne abbiamo sempre seguito attentamente la genesi; con
la stessa attenzione, prima di partecipare ai lavori della Conferenza appena
conclusa, abbiamo riletto il Progetto Obiettivo Regionale per la Tutela della
Salute Mentale 2010-2012. Ci attendevamo che la nuova Conferenza partisse dall’analisi
della realtà attuale dei servizi per identificare le ragioni delle inadempienze
o dei mutamenti di indirizzo rispetto a una decina di anni fa e per verificare
la loro adeguatezza ai bisogni emergenti. Le discrepanze tra quanto dichiarato
nell’ultimo Progetto Obiettivo e nelle deliberazioni a questo collegate e la
realtà dei dati di fatto sono numerose, a cominciare da quanto previsto per
ovviare alla dolorosissima questione dei pazienti non collaboranti, ma ne
ricorderemo, a titolo di esempio, solo alcune:
–
l’orario di apertura dei CSM è fissato dalle ore 8.00 alle ore 20.00 dal
lunedì al venerdì e dalle 8.00 alle 14.00 il sabato e i prefestivi, per
complessive 66 ore settimanali. Da un report dell’IRES Veneto sulla salute
mentale relativa al 2020-2021 (IRES Veneto, La salute mentale 2023. Quale
integrazione socio-sanitaria?) risulta invece che solo il 19% rispetta
questa norma e appena il 24% assicura l’apertura per 6 giorni la settimana ma
con orario ridotto.
–
Nel paragrafo L’integrazione
con le Cliniche Private, il
Progetto Obiettivo 2010-2012 dichiarava:
In termini di risorse, va segnalato che
nel periodo 2000-ottobre
2008 il ricorso alla ospedalità privata nel Veneto ha riguardato il
31,2% di tutte le dimissioni con DRG [Diagnosis Related
Groups, Raggruppamenti omogenei di diagnosi] psichiatrico, con il 45,6% di tutte le
giornate di degenza […]. Emerge quindi un ruolo molto
importante del privato e un impegno economico particolarmente rilevante da
parte della Regione in questo ambito della tutela della salute mentale. L’impiego
di risorse da parte dell’ambito privato è reso più rilevante anche dalla
diversa durata di degenza nell’ambito privato: nel […]
periodo 2006-2008
abbiamo una degenza media privata di 33 giorni contro un 13,9 nell’ambito della
struttura pubblica (2,3 volte). Questo rende ancor più rilevante gli obblighi
di pianificazione della spesa sanitaria da parte della Regione, razionalizzando
la spesa sanitaria, al fine di ripartire adeguatamente le risorse finanziarie a
disposizione delle Aziende ULSS.
Dal 2013 al 2021 il rapporto tra posti letti privati e pubblici è
ulteriormente aumentato: secondo il report dell’IRES Veneto già citato, i
posti letto pubblici sono complessivamente diminuiti di 51 unità, mentre i
posti letto privati sono aumentati di 30 unità. È cresciuta anche la durata
media delle degenze nel privato, mentre è di poco diminuita quella nel
pubblico.
–
Nel paragrafo Infanzia e Adolescenza, il Progetto
Obiettivo 2010-2012 dichiarava esplicitamente:
Nei percorsi di cura, specie nelle
situazioni più complesse, risultano fortemente carenti le risposte in
particolare qualora 1) sia indispensabile un ricovero per un episodio
psicopatologico acuto e 2) sia necessario avvalersi di strutture intermedie per
la gestione dei percorsi terapeutico-riabilitativi a medio-lungo termine.
Per ovviare
alle carenze della Neuropsichiatria Infantile si prevedevano, tra
l’altro, l’istituzione di reparti ospedalieri dedicati (con riferimento 1 posto
letto ogni 100.000 abitanti con un massimo di 10 posti letto), l’attivazione di
strutture diurne e residenziali e di comunità terapeutico-riabilitativa
protetta per adolescenti (14-21 anni). Secondo il report IRES Veneto, degli
84 posti letto programmati dalla Dgr 64 del 2019 ne sono stati effettivamente
realizzati solo 12. La relazione del tavolo di lavoro dell’ultima
Conferenza ha confermato come il mancato intervento in questo ambito, sommato
all’aumento dei disturbi psichiatrici nei bambini e negli adolescenti
verificatosi durante la pandemia da Covid-19, abbia reso ancora più drammatica
la situazione odierna.
Una trattazione a parte meriterebbe il capitolo Verifiche e Indicatori
sull’attività dei DSM, ma scegliamo di sollecitare il confronto tra
affermazioni e realtà in particolare sui seguenti punti
1. costruzione di percorsi
facilitanti l’accesso, con particolare attenzione al carattere di
continuità nell’arco delle 24 ore; […]
3. sviluppo di progetti specifici
rivolti ai temi dell’abitare, del lavoro, della vita sociale;
4. sviluppo di attività
territoriali specifiche, con particolare riguardo alla natura ed alla
dimensione dell’attività domiciliare, alla collaborazione ed
integrazione con altri servizi sanitari (medici di medicina generale e
pediatri di libera scelta) e sociali;
5. garanzia nell’applicazione dei LEA
Concludiamo la
nostra analisi del Progetto Obiettivo 2010-2012 riportando quanto si afferma
nel paragrafo sui valori condivisi nel capitolo L’obiettivo dei percorsi: il
“valore” ricercato nella salute mentale:
1) adeguato utilizzo delle
risorse. Questo concetto riguarda più aspetti:
a. adeguata assegnazione alla
salute mentale all’interno della spesa sanitaria complessiva;b. adeguata assegnazione delle
risorse fra le varie linee di intervento nell’ambito della salute mentale;
c. utilizzo delle risorse che tenga
conto delle effettive necessità di un bacino di utenza e che venga
ottimizzato attraverso una eccellenza organizzativa, una adesione a prassi
di comprovata efficacia, una attenta valutazione di processi e
risultati.
Si tratta di generiche affermazioni di intenti; a proposito delle risorse,
ricordiamo che
–
nel 2001 la Conferenza dei Presidenti delle Regioni
approvava all’unanimità l’impegno a destinare almeno il 5% del fondo
sanitario regionale alla salute mentale;
–
per quanto riguarda il Veneto, l’allegato alla Dgr 1616/2008
riportava testualmente: “ll DSM è dotato di un suo finanziamento adeguato,
negoziato con la Direzione, in funzione di obiettivi concordati. Tale finanziamento
dovrebbe risultare in sede consuntiva a non meno del 5% del bilancio
sanitario complessivo”;
–
il summit della Lancet Commission on Global Mental Health
and Sustainable Development riunitosi a Londra il 9-10 ottobre 2018 operava una
distinzione tra paesi ricchi, per i quali prescriveva il 10% come
soglia minima, da ridurre al 5% per i paesi poveri.
Dal 2010 in poi, nonostante
queste previsioni e la crescente domanda, il Veneto ha destinato alla salute
mentale sempre meno risorse, per arrivare, nel 2020, ad appena il 2,6% del
fondo sanitario regionale, con una spesa pro-capite di 42,92 euro: questi dati
pongono il Veneto, la terza regione più ricca di un paese ricco, poco sopra la
Calabria, la regione più povera d’Italia. Sono dati desolanti, che
contraddicono qualsiasi affermazione sull’“adeguatezza” del finanziamento e sul
“modello veneto di psichiatria di comunità”, soprattutto se si considera che di
quei 42,92 euro 17,1 sono spesi nell’assistenza residenziale e appena 4,9
nell’assistenza semiresidenziale.
Il
7 giugno scorso a Padova sul tema della coprogettazione abbiamo ascoltato l’intervento
del dott. Roberto Lezzi, che, considerata la cornice in cui si situava, non
esistiamo a definire coraggioso per le critiche e i rilievi mossi. Sul tema dei
contesti della riabilitazione, la dott.ssa Paola Carozza ha sottolineato che
riabilitazione e residenzialità non sono sinonimi ed è opportuno non delegare
la prima al privato, a maggiore garanzia della qualità delle pratiche; nello
stesso senso si è sempre espressa la Sezione Triveneto della Società Italiana
di Riabilitazione Psicosociale (SIRP), ribadendolo nel convegno svoltosi a
Trento il 18 maggio scorso. Sul tema dei diritti, il prof. Antonio Lasalvia ha
parlato di come sia opportuno avviare finalmente esperienze di protagonismo
degli utenti che si sono dimostrate efficaci colmando così il ritardo
accumulato rispetto ad altre regioni italiane.
Nel
webinar del 31 maggio il dott. Moreno De Rossi ha illustrato l’importanza del
“capitale umano” in psichiatria, soffermandosi sulla necessità del sostegno
alle famiglie e sul pericolo del burnout per gli operatori sanitari, tutt’altro
che ipotetico nelle attuali condizioni di lavoro di tutte le professioni
sanitarie, in cui si scontano la mancata programmazione e l’insufficiente
investimento di risorse finanziarie.
È
per noi motivo di conforto il fatto che la Conferenza Regionale abbia
decisamente riaffermato il modello della “psichiatria di comunità” nel solco
della Legge 180/1978 e messo in evidenza l’ottima qualità delle risorse umane a
disposizione della salute mentale in Veneto, che attendono solo di essere poste
nelle condizioni adeguate a svolgere al meglio le loro funzioni.
Calato
il sipario sulla Conferenza, temiamo fortemente che si ripeta quanto è già
avvenuto nel caso del Progetto Obiettivo 2010-2012: l’impegno di tante
intelligenze non può essere vano; la gravità del momento esige molto più della
ritualità della esibizione di democrazia. Nel Suo indirizzo di saluto, gentile
Assessore, non abbiamo percepito nessun accenno che facesse pensare a un impegno
concreto in termini finanziari se non un riferimento alle risorse del PNRR e
questo ci preoccupa: la nostra esperienza ci suggerisce scetticismo e lascia
scarso margine alla speranza. Come familiari che condividono la grande
sofferenza causata dai disturbi mentali, non abbiamo altra scelta se non
continuare nel nostro impegno per alleviarla, in prima linea accanto agli
operatori sanitari. Quanto alla politica sanitaria della Regione, soltanto la
traduzione del prossimo Progetto Obiettivo in dati e fatti che mostrino un
decisivo cambio di passo potrà indurci a un ripensamento.
Come
direttore di DSM, il dott. Tommaso Maniscalco è tra i firmatari della lettera
dell’11 gennaio 2023, indirizzata, tra gli altri, al presidente della
Repubblica, al Parlamento e alla Conferenza delle Regioni; con accorati
accenti, vi si richiedono risorse per fare fronte alla situazione emergenziale
in cui versa la salute mentale in Italia. Su di lui grava anche la
responsabilità di farsi interprete presso la Regione delle istanze che
provengono dagli operatori e dalla cittadinanza attiva: gli rivolgiamo un
appello affinché non dimentichi che il suo posto naturale è accanto alle
migliaia di persone che da troppo tempo attendono azioni concrete.
Oderzo 14/06/2023 La
Presidente
Tali Mattioli Corona