News


L'AITSaM al presidio del 28 novembre 2023 davanti al Consiglio regionale veneto per i diritti costituzionali delle persone con disturbi psichiatrici: diritto alla cura, diritto alla casa, diritto al lavoro

La nostra Sezione ha partecipato al presidio congiunto AITSaM, CoVeSaP e ComSaM-Verona davanti a palazzo Ferro Fini per chiedere il rinnovo dei contratti, in scadenza il 31 dicembre 2023, degli operatori della salute mentale. Continua la mobilitazione affinché si dia seguito alla Conferenza per la salute mentale, apertasi a Verona nel 2022, che ha portato alla stesura di documenti sui vari temi da parte di altrettanti tavoli di lavoro. Tra le questioni più urgenti, l'implementazione del dispositivo noto come "budget di salute", che riteniamo uno strumento indispensabile per l'integrazione delle persone con disturbi psichiatrici. 

Le Associazioni si mettono in gioco

Il 15 ottobre nella cornice di Villa Farsetti a Santa Maria di Sala  le Associazioni faranno conoscere le loro proposte per il benessere psicofisico: Venite a scoprire come!

Sostieni i nostri progetti nel Miranese

Martedì 10 ottobre alle ore 21.00 al teatro Villa dei Leoni di Mira il duo Carlo & Giorgio chiuderà con la sua inimitabile ironia veneziana la celebrazione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. Parte del ricavo della vendita dei biglietti servirà a finanziare i progetti della nostra Associazione nell'area miranese. I biglietti sono in vendita nel circuito Eventbrite

L'AITSaM a Il Veneto legge

Venerdì 29 settembre 2023, in collaborazione con il DSM dell'AULSS3 e con il patrocinio dei Comuni interessati, parteciperemo con una maratona di lettura alla manifestazione Il Veneto legge. Il tema di quest’anno – il fiume – ha suggerito la scelta di "Morimondo" di Paolo Rumiz (Feltrinelli, Milano 2013), straordinario omaggio all’universo del Po, che in Veneto conclude il suo corso. La maratona partirà alle 9.30 dalla Scoletta dei Calegheri di Venezia e proseguirà a Mestre, Chioggia, Dolo, Noale, Campolongo Maggiore e Fossò. Ad alternarsi nella lettura saranno utenti dei servizi di Salute Mentale, familiari, volontari, operatori sanitari, studenti, cittadini, in una staffetta all’insegna del comune amore per il libro e dell’orizzonte che apre alla mente e al cuore. L’evento, che idealmente apre le celebrazioni della Giornata Mondiale della Salute Mentale (10 ottobre), rappresenta un significativo passo nella direzione del contrasto allo stigma e alla marginalizzazione delle persone con disturbi psichiatrici. Si potrà seguire nelle varie sedi, tutte aperte al pubblico, o attraverso la diretta Facebook che le collega.

L'AITSaM al presidio CoVeSaP il 27 giugno 2023  a Venezia

.

Luana Calabrese, presidente della Sezione di Castelfranco Veneto

Lettera aperta all'assessore Manuela Lanzarin a conclusione della Conferenza regionale sulla salute mentale

All’Assessore a Sanità, Servizi sociali, Programmazione socio-sanitaria

Dott.ssa Manuela Lanzarin

e p.c.

Al Dott. Tommaso Maniscalco

Direttore del Dipartimento di Salute Mentale AULSS7 Pedemontana

Referente Area Salute Mentale Sanità Penitenziaria Regione Veneto

Coordinatore Gruppo Interregionale Salute Mentale Conferenza Stato Regioni

Loro sedi

Oggetto: Conferenza Regionale sulla Salute Mentale, novembre 2022-giugno 2023 

Gentile Assessore,

A pochi giorni dalla conclusione della Conferenza Regionale sulla Salute Mentale, l’AITSaM invita a una riflessione sugli intenti che hanno spinto la Regione a organizzarla e sui suoi esiti.

La Conferenza si proponeva di dare voce e prestare ascolto a tutti i portatori di interesse, dagli operatori sanitari al mondo dell’associazionismo, della cooperazione e dei movimenti espressione della cittadinanza attiva, ai fini della stesura del prossimo Progetto Obiettivo Salute Mentale della Regione Veneto. Soci dell’AITSaM, coerentemente con i principi che guidano da sempre l’Associazione nei rapporti con le istituzioni, hanno partecipato ai lavori dando il proprio contributo a molti dei documenti finali. Altrettanto era avvenuto in occasione della Conferenza organizzata nel 2008 dalla Regione, la cui disponibilità alla consultazione degli operatori sanitari e dei cittadini, singolarmente oppure organizzati in tutte le forme associative, apprezziamo e siamo in grado di testimoniare.

La nostra Associazione è stata costituita da familiari di persone con disturbi psichiatrici, che ancora rappresentano la maggioranza dei soci: sappiamo quanto sia importante l’alleanza terapeutica tra operatori, pazienti e caregivers ai fini di un efficace intervento di cura. Da quarant’anni siamo in grado di valutare l’offerta dei servizi psichiatrici della Regione basandoci non solo sull’esperienza diretta ma anche sull’analisi di dati di fatto incontestabili. Abbiamo sempre fatto sentire la nostra voce sulle carenze da noi rilevate, sulle discrepanze tra il contenuto delle deliberazioni regionali in materia e la realtà da noi sperimentata.

I Progetti Obiettivi sono la cornice di riferimento in cui inquadrare le deliberazioni e per questo ne abbiamo sempre seguito attentamente la genesi; con la stessa attenzione, prima di partecipare ai lavori della Conferenza appena conclusa, abbiamo riletto il Progetto Obiettivo Regionale per la Tutela della Salute Mentale 2010-2012. Ci attendevamo che la nuova Conferenza partisse dall’analisi della realtà attuale dei servizi per identificare le ragioni delle inadempienze o dei mutamenti di indirizzo rispetto a una decina di anni fa e per verificare la loro adeguatezza ai bisogni emergenti. Le discrepanze tra quanto dichiarato nell’ultimo Progetto Obiettivo e nelle deliberazioni a questo collegate e la realtà dei dati di fatto sono numerose, a cominciare da quanto previsto per ovviare alla dolorosissima questione dei pazienti non collaboranti, ma ne ricorderemo, a titolo di esempio, solo alcune:

–     l’orario di apertura dei CSM è fissato dalle ore 8.00 alle ore 20.00 dal lunedì al venerdì e dalle 8.00 alle 14.00 il sabato e i prefestivi, per complessive 66 ore settimanali. Da un report dell’IRES Veneto sulla salute mentale relativa al 2020-2021 (IRES Veneto, La salute mentale 2023. Quale integrazione socio-sanitaria?) risulta invece che solo il 19% rispetta questa norma e appena il 24% assicura l’apertura per 6 giorni la settimana ma con orario ridotto.

–     Nel paragrafo L’integrazione con le Cliniche Private, il Progetto Obiettivo 2010-2012 dichiarava:

In termini di risorse, va segnalato che nel periodo 2000-ottobre 2008 il ricorso alla ospedalità privata nel Veneto ha riguardato il 31,2% di tutte le dimissioni con DRG [Diagnosis Related Groups, Raggruppamenti omogenei di diagnosi] psichiatrico, con il 45,6% di tutte le giornate di degenza […]. Emerge quindi un ruolo molto importante del privato e un impegno economico particolarmente rilevante da parte della Regione in questo ambito della tutela della salute mentale. L’impiego di risorse da parte dell’ambito privato è reso più rilevante anche dalla diversa durata di degenza nell’ambito privato: nel […] periodo 2006-2008 abbiamo una degenza media privata di 33 giorni contro un 13,9 nell’ambito della struttura pubblica (2,3 volte). Questo rende ancor più rilevante gli obblighi di pianificazione della spesa sanitaria da parte della Regione, razionalizzando la spesa sanitaria, al fine di ripartire adeguatamente le risorse finanziarie a disposizione delle Aziende ULSS.

Dal 2013 al 2021 il rapporto tra posti letti privati e pubblici è ulteriormente aumentato: secondo il report dell’IRES Veneto già citato, i posti letto pubblici sono complessivamente diminuiti di 51 unità, mentre i posti letto privati sono aumentati di 30 unità. È cresciuta anche la durata media delle degenze nel privato, mentre è di poco diminuita quella nel pubblico.

–     Nel paragrafo Infanzia e Adolescenza, il Progetto Obiettivo 2010-2012 dichiarava esplicitamente:

Nei percorsi di cura, specie nelle situazioni più complesse, risultano fortemente carenti le risposte in particolare qualora 1) sia indispensabile un ricovero per un episodio psicopatologico acuto e 2) sia necessario avvalersi di strutture intermedie per la gestione dei percorsi terapeutico-riabilitativi a medio-lungo termine.

Per ovviare alle carenze della Neuropsichiatria Infantile si prevedevano, tra l’altro, l’istituzione di reparti ospedalieri dedicati (con riferimento 1 posto letto ogni 100.000 abitanti con un massimo di 10 posti letto), l’attivazione di strutture diurne e residenziali e di comunità terapeutico-riabilitativa protetta per adolescenti (14-21 anni). Secondo il report IRES Veneto, degli 84 posti letto programmati dalla Dgr 64 del 2019 ne sono stati effettivamente realizzati solo 12. La relazione del tavolo di lavoro dell’ultima Conferenza ha confermato come il mancato intervento in questo ambito, sommato all’aumento dei disturbi psichiatrici nei bambini e negli adolescenti verificatosi durante la pandemia da Covid-19, abbia reso ancora più drammatica la situazione odierna.

Una trattazione a parte meriterebbe il capitolo Verifiche e Indicatori sull’attività dei DSM, ma scegliamo di sollecitare il confronto tra affermazioni e realtà in particolare sui seguenti punti

1. costruzione di percorsi facilitanti l’accesso, con particolare attenzione al carattere di continuità nell’arco delle 24 ore; […]

3. sviluppo di progetti specifici rivolti ai temi dell’abitare, del lavoro, della vita sociale;

4. sviluppo di attività territoriali specifiche, con particolare riguardo alla natura ed alla dimensione dell’attività domiciliare, alla collaborazione ed integrazione con altri servizi sanitari (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta) e sociali;

5. garanzia nell’applicazione dei LEA  

Concludiamo la nostra analisi del Progetto Obiettivo 2010-2012 riportando quanto si afferma nel paragrafo sui valori condivisi nel capitolo L’obiettivo dei percorsi: il “valore” ricercato nella salute mentale:

1) adeguato utilizzo delle risorse. Questo concetto riguarda più aspetti:

a. adeguata assegnazione alla salute mentale all’interno della spesa sanitaria complessiva;b. adeguata assegnazione delle risorse fra le varie linee di intervento nell’ambito della salute mentale;

c. utilizzo delle risorse che tenga conto delle effettive necessità di un bacino di utenza e che venga ottimizzato attraverso una eccellenza organizzativa, una adesione a prassi di comprovata efficacia, una attenta valutazione di processi e risultati.

Si tratta di generiche affermazioni di intenti; a proposito delle risorse, ricordiamo che

–     nel 2001 la Conferenza dei Presidenti delle Regioni approvava all’unanimità l’impegno a destinare almeno il 5% del fondo sanitario regionale alla salute mentale;

–     per quanto riguarda il Veneto, l’allegato alla Dgr 1616/2008 riportava testualmente: ll DSM è dotato di un suo finanziamento adeguato, negoziato con la Direzione, in funzione di obiettivi concordati. Tale finanziamento dovrebbe risultare in sede consuntiva a non meno del 5% del bilancio sanitario complessivo”;

–     il summit della Lancet Commission on Global Mental Health and Sustainable Development riunitosi a Londra il 9-10 ottobre 2018 operava una distinzione tra paesi ricchi, per i quali prescriveva il 10% come soglia minima, da ridurre al 5% per i paesi poveri.

Dal 2010 in poi, nonostante queste previsioni e la crescente domanda, il Veneto ha destinato alla salute mentale sempre meno risorse, per arrivare, nel 2020, ad appena il 2,6% del fondo sanitario regionale, con una spesa pro-capite di 42,92 euro: questi dati pongono il Veneto, la terza regione più ricca di un paese ricco, poco sopra la Calabria, la regione più povera d’Italia. Sono dati desolanti, che contraddicono qualsiasi affermazione sull’“adeguatezza” del finanziamento e sul “modello veneto di psichiatria di comunità”, soprattutto se si considera che di quei 42,92 euro 17,1 sono spesi nell’assistenza residenziale e appena 4,9 nell’assistenza semiresidenziale.

Il 7 giugno scorso a Padova sul tema della coprogettazione abbiamo ascoltato l’intervento del dott. Roberto Lezzi, che, considerata la cornice in cui si situava, non esistiamo a definire coraggioso per le critiche e i rilievi mossi. Sul tema dei contesti della riabilitazione, la dott.ssa Paola Carozza ha sottolineato che riabilitazione e residenzialità non sono sinonimi ed è opportuno non delegare la prima al privato, a maggiore garanzia della qualità delle pratiche; nello stesso senso si è sempre espressa la Sezione Triveneto della Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale (SIRP), ribadendolo nel convegno svoltosi a Trento il 18 maggio scorso. Sul tema dei diritti, il prof. Antonio Lasalvia ha parlato di come sia opportuno avviare finalmente esperienze di protagonismo degli utenti che si sono dimostrate efficaci colmando così il ritardo accumulato rispetto ad altre regioni italiane.

Nel webinar del 31 maggio il dott. Moreno De Rossi ha illustrato l’importanza del “capitale umano” in psichiatria, soffermandosi sulla necessità del sostegno alle famiglie e sul pericolo del burnout per gli operatori sanitari, tutt’altro che ipotetico nelle attuali condizioni di lavoro di tutte le professioni sanitarie, in cui si scontano la mancata programmazione e l’insufficiente investimento di risorse finanziarie.

È per noi motivo di conforto il fatto che la Conferenza Regionale abbia decisamente riaffermato il modello della “psichiatria di comunità” nel solco della Legge 180/1978 e messo in evidenza l’ottima qualità delle risorse umane a disposizione della salute mentale in Veneto, che attendono solo di essere poste nelle condizioni adeguate a svolgere al meglio le loro funzioni.

Calato il sipario sulla Conferenza, temiamo fortemente che si ripeta quanto è già avvenuto nel caso del Progetto Obiettivo 2010-2012: l’impegno di tante intelligenze non può essere vano; la gravità del momento esige molto più della ritualità della esibizione di democrazia. Nel Suo indirizzo di saluto, gentile Assessore, non abbiamo percepito nessun accenno che facesse pensare a un impegno concreto in termini finanziari se non un riferimento alle risorse del PNRR e questo ci preoccupa: la nostra esperienza ci suggerisce scetticismo e lascia scarso margine alla speranza. Come familiari che condividono la grande sofferenza causata dai disturbi mentali, non abbiamo altra scelta se non continuare nel nostro impegno per alleviarla, in prima linea accanto agli operatori sanitari. Quanto alla politica sanitaria della Regione, soltanto la traduzione del prossimo Progetto Obiettivo in dati e fatti che mostrino un decisivo cambio di passo potrà indurci a un ripensamento.

Come direttore di DSM, il dott. Tommaso Maniscalco è tra i firmatari della lettera dell’11 gennaio 2023, indirizzata, tra gli altri, al presidente della Repubblica, al Parlamento e alla Conferenza delle Regioni; con accorati accenti, vi si richiedono risorse per fare fronte alla situazione emergenziale in cui versa la salute mentale in Italia. Su di lui grava anche la responsabilità di farsi interprete presso la Regione delle istanze che provengono dagli operatori e dalla cittadinanza attiva: gli rivolgiamo un appello affinché non dimentichi che il suo posto naturale è accanto alle migliaia di persone che da troppo tempo attendono azioni concrete.

 

Oderzo 14/06/2023                                                              La Presidente 

                                                                Tali Mattioli Corona



Lettera aperta dell'AITSaM alla presidente Meloni,
al ministro Schillaci e alle Commissioni Salute
di Camera e Senato

La nostra protesta contro l'esclusione delle associazioni dal nuovo Tavolo tecnico ministeriale per la salute mentale

Nella riunione del 18 maggio 2022 l’assemblea dei soci dell’AITSaM Nazionale, analizzata la Dgr n. 371 dell’8 aprile 2022 e preso atto di quanto detto nel corso della presentazione della Deliberazione alla Commissione regionale Salute Mentale il 27 aprile 2022, esprime le seguenti considerazioni:

 

1. Nei suoi interventi presso la Commissione regionale salute mentale, della quale l’Associazione è stata componente di diritto fin dalla sua costituzione (Dgr n. 173 del 16 febbraio 2021), l’AITSaM ha sempre ribadito la sua posizione critica in merito alla situazione dei servizi psichiatrici della Regione Veneto e alle sue pesanti conseguenze sugli utenti.

Con l’Appello consegnato all’assessore Manuela Lanzarin, a conclusione della manifestazione svoltasi a Venezia il 31 marzo, e con la partecipazione alla manifestazione indetta a Padova dal CoVeSaP il 9 aprile scorso, l’Associazione ha ribadito le richieste che da tempo rivolge alla Regione. Oltre alla critica sulla mancanza di una visione sistemica della malattia mentale, sulla disattenzione alla formazione degli operatori, sullo scarso coinvolgimento dei familiari nella presa in carico del paziente e nel percorso di cura, i punti fondamentali su cui si incardina la posizione dell’AITSaM sono in estrema sintesi: 

a) Denuncia della mancanza di risorse assegnate alla Salute Mentale, della costante carenza degli organici necessari in tutte le figure professionali – medici, psicologi, tecnici della riabilitazione psichiatrica e assistenti sociali – e del mancato investimento di risorse dedicate alla Salute Mentale, con effetti particolarmente gravi in alcune aree territoriali.

b) Opposizione netta alle lunghe degenze e al modello della residenzialità, dietro cui, nonostante i frequenti richiami alla psichiatria di comunità presenti nelle delibere della Giunta regionale, si scorge la riproposizione della logica manicomiale: l’ultima, la Dgr n. 1673 del 30 novembre 2018, ha introdotto le RSSP per i malati “cronici” di età superiore ai 45 anni, mentre andrebbero previsti efficaci cure tese alla riabilitazione nelle comunità, l’accompagnamento attivo all’inserimento lavorativo e all’autonomia abitativa per l’emancipazione del paziente in previsione del “dopo di noi”, ossia dopo la scomparsa del nucleo familiare d’origine.

c) Critica all’eccessivo ricorso al privato, imprenditoriale e sociale, per le degenze e per coprire le carenze dell’organico nell’ambito della riabilitazione: la scarsa disponibilità di terapie riabilitative nel territorio si riflette nell’aumento dei ricoveri; la scarsità delle risorse, d’altro canto, porta a una contrazione degli SPDC pubblici.

d) Giudizio fortemente negativo sulla netta cesura nella presa in carico dell’utente nel passaggio all’età adulta e sulla mancanza di misure strutturali tese alla prevenzione dei disturbi psichiatrici nell’adolescenza, da perseguire negli ambienti di vita dei giovani, ossia la famiglia e la scuola.

e) Denuncia del ritardo nell’adozione di dispositivi come il budget di salute o, per quanto riguarda l’inserimento lavorativo, l’insufficienza delle borse lavoro e dell’applicazione della metodologia IPS, già ampiamente adottati in atre regioni italiane, finalizzati alla recovery e all’inclusione sociale del paziente psichiatrico 

2. La Dgr n. 371 dell’8 aprile 2022 declina a livello regionale e relativamente alla salute mentale le misure stabilite dal cosiddetto DM 71, ossia il decreto ministeriale che impone la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria prevista dal PNRR – Missione 6. Nelle intenzioni dichiarate dal dott. Tommaso Maniscalco nel corso della riunione di presentazione alla Commissione regionale Salute Mentale del 27 aprile scorso, si tratta di una “delibera quadro”: come tale, si limita a enunciare propositi e a tracciare linee di indirizzo, facendo regolare riferimento a normative già in atto (si definisce infatti come “percorso di rafforzamento delle azioni già in essere”); rimanda i documenti attuativi in tutti gli ambiti elencati a specifici gruppi di lavoro e tavoli tecnici, elencati nell’Allegato A della stessa deliberazione.

3. L’analisi della Dgr n. 371 si è concentrata sugli aspetti più strettamente aderenti ai temi finora oggetto di interesse precipuo da parte dell’AITSaM, tralasciando un ambito importante come la salute mentale in carcere, al quale l’Associazione dovrebbe prestare maggiore attenzione in futuro. Come si rileva dalla tabella comparativa, l’Associazione non può ritenersi soddisfatta dalle misure annunciate dalla recente Deliberazione: uno spiraglio alla speranza si apre per quanto riguarda la promessa di un raccordo tra i servizi psichiatrici dell’adolescenza e quelli degli adulti, ma l’annunciato reclutamento di psicologi, attingendo a un fondo statale ad hoc, non è strutturale. Manca inoltre l’esplicito impegno all’ulteriore allocazione nei servizi psichiatrici di risorse derivanti dal fondo sanitario regionale e si tiene a precisare che 

“In relazione alla scansione temporale per l'attuazione degli interventi e degli obiettivi che si intendono perseguire nel prossimo triennio, è opportuno considerare la complessità degli stessi ed il vincolo con l'attuazione delle riforme previste dal PNRR, tra cui la definizione di standard nazionali e di risorse, che potrebbero incidere sul quadro generale rappresentato dal presente provvedimento.” 

Relativamente all’organizzazione dei servizi psichiatrici, il nodo centrale rimane il DSM, al quale, in virtù del futuro raccordo con la Neuropsichiatria infantile, il Ser-D e la psichiatria penitenziaria, vengono affidati ulteriori compiti di coordinamento e monitoraggio senza precisare a quali risorse attingere. Sorprende inoltre che tra le figure professionali di cui si annuncia l’assunzione non figurino gli psichiatri, mentre appare francamente strumentale l’equiparazione dei ruoli degli educatori e dei TerP

Per quanto riguarda il paziente e i suoi rapporti con i servizi psichiatrici, l’unica novità è costituita dal passaggio nella “casa di comunità”: una équipe multiprofessionale, di cui non si specifica né la composizione né il riferimento istituzionale, lo esaminerebbe e prenderebbe in carico in caso di patologie lievi, rimandandolo invece, “ove necessario”, al secondo livello di intervento, ossia il CSM. A fronte dell’enfasi che la Dgr pone poi sugli interventi domiciliari non è dato comprendere come e chi dovrebbe farsene carico (l’ennesima équipe multidisciplinare?). Lascia perplessi anche l’annunciato ricorso alla telemedicina, di cui si attendono ulteriori precisazioni sia sugli ambiti di applicazione (a partire dall’ambito familiare) sia sulle risorse impiegate. 

La Dgr sembra inoltre dimenticare la natura complessa della malattia mentale e la conseguente necessità di un sostegno permanente teso a favorire l’autonomia e l’inclusione sociale attraverso l’abitare e il lavoro; si tratta di obiettivi che non è possibile raggiungere isolando i pazienti dal loro contesto sociale, come accade con le permanenze nelle CTRP, attualmente carenti sul piano delle terapie riabilitative. Particolarmente grave appare, a questo proposito, la riproposizione della Dgr n. 1673/2018 e dei previsti “manicomietti” e l’ampliamento dei posti letto e la proroga della durata delle degenze oggetto della Dgr n. 437/2022. Per quanto riguarda il budget di salute, previsto, nella Dgr si trova appena una citazione, doverosa peraltro se si considera che è previsto espressamente dal DM 71 in tutti i casi di elevata complessità con fragilità sociale: la totale mancanza di autocritica da parte della Regione per il forte ritardo nella sua sperimentazione, da un lato, e le risorse necessarie per la sua implementazione, dall’altro, non danno adito all’ottimismo su un tema tanto cruciale.

Le misure annunciate – riorganizzazione dei servizi psichiatrici, lavoro in équipe multidisciplinari, adozione di dispositivi come il budget di salute – impongono di dedicare risorse speciali alla formazione di tutti gli operatori: preoccupa il debole accenno che si intravvede nel testo della Dgr n. 371. 

Alle associazioni di volontariato, infine, è riservato “un gruppo di lavoro per la definizione di linee di indirizzo regionali per specifici interventi in co-programmazione e co-progettazione da attuarsi in sede locale”: l’AITSaM non si accontenterà e, rivendicando il ruolo che le compete, chiederà di fare sentire la propria voce in tutti i tavoli ai quali offrire un contributo valido e, soprattutto, non darà il proprio avallo a misure che contrastano con la dignità delle persone alla cui tutela è vincolata dalla sua missione.



La manifestazione AITSaM del 31 marzo 2022

Il tempo non è stato clemente ma non ha fiaccato il nostro spirito: le sezioni di tutto il Veneto sono state rappresentate da soci che hanno espresso in maniera efficace la volontà di opporsi in tutti i modi alla politica della Regione Veneto in tema di salute mentale. Dopo l'isolamento della pandemia, ritrovarsi è stata una gioia. Abbiamo consegnato nelle mani dell'assessore Manuela Lanzarin il nostro appello, corredato da tutte le adesioni ricevute. È solo una tappa, naturalmente: non abbassiamo la guardia e continueremo nella nostra azione con maggiore compattezza e convinzione.

Il Nodo Sciolto apre i battenti

Da Venezia Today, 11 settembre 2021

Inaugurato il Nodo Sciolto, uno spazio aperto a tutta la cittadinanza che offre occasioni di socialità e arricchimento culturale

Nella Venezia più popolare, un nuovo luogo di socializzazione e inclusione si apre alla città: con una breve cerimonia è stato inaugurato in Calle dei Nicoli un nuovo punto della rete dei servizi dell'Ulss 3 Serenissima: «Questo nuovo spazio, questo centro di inclusione sociale - ha sottolineato il direttore sanitario dell'Ulss 3 Serenissima, Giovanni Carretta - si propone anche come spazio aperto a tutta la cittadinanza, in relazione con le associazioni del territorio, che offre occasioni di socialità e arricchimento culturale. Nasce all'interno del progetto della salute mentale della nostra azienda sanitaria, ma si costituisce  come sede di programmazione e impulso di attività rivolte a tutta la popolazione, finalizzate a contrastare il pregiudizio sulle malattie psichiatriche e a favorire il dialogo sui temi del disagio collegato a queste malattie, per superarlo insieme» [...] Il nuovo centro di inclusione sociale, per il quale operatori e utenti hanno scelto come nome “Il Nodo Sciolto”, è stato promosso dal dipartimento di salute mentale dell’Ulss 3 Serenissima, in stretta collaborazione con l’associazione partner AITSaM di Venezia e con il supporto del Comune: «Il suo principale obiettivo - sottolinea Maria Bianco, primario della psichiatria di Venezia e Chioggia - è sostenere il protagonismo dell’utenza in un luogo di incontro, aggregazione e scambio con la comunità locale, in un ambito separato ma in stretta continuità con le cure istituzionali». Da lunedì 13 settembre il Nodo Sciolto sarà aperto con iniziative a favore di tutta la comunità: operatori e volontari, insieme alle persone che nel centro vivranno le loro esperienze di socializzazione, hanno già in programma una serie di iniziative, e tra le prime attività già disponibili alla frequenza sono il corso di alfabetizzazione informatica, il corso di italiano per stranieri, il corso di yoga, il cineforum e il percorso di guida al benessere. E molte altre attività saranno programmate e avviate nei prossimi mesi, grazie ad un impegno che vede coinvolti, al fianco degli operatori dell'Ulss 3, l'associazione AITSaM e la grande ricchezza del volontariato associativo.

I nostri corsi: Inglese e Alfabetizzazione digitale

L'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia Covid-19 ci ha costretti a interrompere le nostre attività in presenza ma non ci ha fermati. Siamo ripartiti con due corsi online su Zoom, aperti a tutti:

INGLESE
Finalizzato al conseguimento del Preliminary English Test (PET)
Docente: prof.ssa Silvana Marzagalli

Corso A (Beginners & False Beginners)
Lunedì: ore 15.00-16.30
Giovedì: ore 17.00-18.30
Corso B
(Pre-Intermediate)
Giovedì: ore 14.00-15.30
Corso C 
(Beginners & False Beginners)
Mercoledì: ore 16.00-17.30

Per informazioni e iscrizioni: aitsamvenezia@gmail.com

ALFABETIZZAZIONE DIGITALE
Finalizzato all'acquisizione delle competenze di base nell'uso del PC  e del Web
Docente: prof. Rodolfo Delmonte
Corso unico
Mercoledì: ore 14.30-15.30

Per informazioni e iscrizioni: delmont@unive.it